Dati in crescita del 5% anche rispetto al 2019: sul podio Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna seguite dal Piemonte e dalla Regione meridionale che segna un +20% nel 2023 sul 2022.
Abano e Montegrotto Terme, giugno 2024 – Un incremento del 15% dei trattamenti termali in convenzione erogati nel 2023 rispetto al 2022, con un +4,6% rispetto all’anno pre-Covid 2019: i dati sanitari diffusi dal Centro Studi Termali Pietro d’Abano, che fotografano l’accesso alle cure con ricetta medica nelle strutture del bacino euganeo, evidenziano una crescita di interesse attorno al termalismo.
L’indagine del Centro Studi ha mappato un campione significativo pari a circa due terzi degli hotel associati a Federalberghi Terme Abano Montegrotto, confrontando i dati del 2023 con i dati analoghi delle stesse strutture raccolti negli anni precedenti. Per quanto riguarda la fotografia territoriale, il Veneto resta la Regione più rappresentata, seguita sul podio da Lombardia ed Emilia Romagna. Al quarto e quinto posto, a poca distanza, Piemonte e Puglia. Tutte le prime cinque Regioni risultano in significativa crescita: il Veneto segna un +14% in un anno e un +12% sul 2019, la Lombardia un +13% fra il 2022 e il 2023 e un +5% in quattro anni, mentre in Puglia la crescita degli ospiti in cura nel 2023 rispetto all’anno precedente sfiora il 20%. Fra le curiosità da segnalare, la forte crescita di due regioni “minori” come Basilicata e Molise che, seppure con numeri assoluti ancora bassi, hanno registrato rispettivamente un +48% e un +94% fra il 2023 e il 2022. Area in controtendenza l’Abruzzo, unica Regione a evidenziare una flessione rispetto al 2022, anche se contenuta al 5%, L’età media delle persone che accedono alle cure in convenzione – per il 60% donne – è di 67 anni.
A differenza del 2022, nel 2023 i tetti di spesa previsti dalla Regione sono stati interamente impiegati.
«I dati relativi alle prestazioni in convenzione – spiega Fabrizio Caldara, responsabile scientifico del Centro studi – rappresentano un segnale molto positivo, mostrano una crescita di attenzione rispetto al termalismo. Dimostrano inoltre la capacità del territorio di rispondere ad un’importante richiesta di salute pubblica. Un trend da sostenere con azioni di informazione, comunicazione e promozione che valorizzino l’unicità delle proprietà curative della straordinaria risorsa termale del nostro bacino».
Le cure più ricorrenti sono quelli fangoterapiche, seguiti dalle inalazioni. Caldara ricorda come «i benefici dei fanghi si manifestano principalmente nel quadro delle articolazioni colpite da malattia cronica con componente infiammatoria più o meno rilevante. La cura è tradizionalmente nota per apportare benefici come la riduzione dei dolori e della rigidità articolare, causa di forti limitazioni nella qualità della vita. Anche guardando agli enormi progressi della moderna medicina, i trattamenti termali conservano intatta la loro validità di complemento e di integrazione terapeutica “naturale”, praticamente senza effetti collaterali. In chi si sottopone con costanza ai trattamenti di fangobalneoterapia si è inoltre osservato un minore consumo di farmaci sintomatici come antinfiammatori e antidolorifici».
«I dati sanitari – aggiunge Walter Poli, Presidente dell’Associazione degli albergatori e del Centro Studi – confermano ancora una volta la funzione insostituibile dei nostri hotel, primi “custodi” della risorsa termale, come presidi sanitari importantissimi, oltre che strutture ricettive con standard qualitativi di accoglienza elevati. Un ruolo che fa dei nostri alberghi dei luoghi davvero unici».
Fabrizio Caldara, responsabile scientifico del Centro Studi Termali Pietro d’Abano
Il nostro fango termale